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Laura Olivero

        Bianco č il luogo dell'apparizione, cosģ dell'immagine che della parola. La parola e l'immagine vengono da una distanza remota, irriducibili alle dimensioni consuete. Si presentano senza lasciare margine di dubbio, a volte echeggiandosi vicendevolmente, ma non coinvolgono il campo, che infatti resta immutato, tanto che puoi supporre di ritrovarlo intonso una volta che la parola e l'immagine svaniscano come compete alle epifanie.

       Che la pittrice venga dall'avere consumato una lunga esperienza nella decorazione sulla ceramica, non meraviglia: ģI fuoco, infatti, ferma l'immagine sul supporto ceramico, senza affermare una appartenenza. In alcuni lavori recenti, a vero dire, il supporto pare assottigliarsi, guadagnando una valeritą quasi trasparente, oppure si complicano le articolazioni della figura, specialmente sotto l'aspetto cromatico: ma. nell'una e nell'altra direzione, a me pare che il transito dal vuoto al pieno, e viceversa, resti pressochč inesplicabile. Eppure intenzione dichiarata della Olivero č quella di acquistare le morbidezze e le trasparenze sontuose della pittura ad olio. Tale č l'ķmpegno e l'entusiasmo che non dubito che la tecnica nuovamente acquisita possa portare arricchimenti per ora imprevedibili; ma la convinzione resta: che la figura per quanto addolcita sia destinata a posare sulla pagina di carta. di tela, sulla tavola. Non č, in sč nč un pregio ne un difetto, semmai un carattere.

        Mi diceva anche dei suoi studi. Studi artistici negati (ma non sarą stato un bene? visto che la sua pittura si nutre di un certo candore tecnico non meno che di scoperte mano a mano determinate da esigenze espressive: anche da questo punto di vista, quindi, non un contenitore comprensivo dal quale defluisca l'occasione specifica, ma una tabula rasa, sulla quale non senza fatica, a forza di volontą, di calcolo, di pazienza cresce l'immagine cercata); studi di matematica (che avranno a che fare con un certo modo di tassellare pulito. di organizzare la figura come fosse un mosaico o una tarsia, e l'amore per le forme esatte, nelle quali si strutturi il sentimento); studi di storia dell'arte, per alimentare il repertorio dei modelli.
Ma, sopra tutto, la voce di un poeta ammonisce:

                                                                    E tutta questa finta realtą scoppierą
                                                                    forse.
                                                                    Noi forse resteremo.
                                                                    Noi forse.
                                                                    Non muoverti,
                                                                    Se ti muovi lo infrangi.

         Dą evidenza alla parola una rosa, che, dopo essere stata fissata da uno scatto  fotografico della Modotti, frantumata - appunto - si posa sul foglio di carta, bianco. (Pino Mantovani)

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